Ágnes Heller, Per un’antropologia della modernità, a cura di Ugo Perone, Torino, Rosenberg & Sellier, 2009, pp. 130, € 13,00

Com’è possibile riconoscere l’unità di qualcosa che è complesso? Com’è possibile una dualità che non sia dualismo?
E ancora com’è possibile, dal fatto empirico che esistono uomini buoni, trarre buone regole di condotta, come tenta di fare la morale, e dal fatto che esistono buoni cittadini desumere giuste regole di comportamento politico?
Più in generale: immersi come siamo nella modernità, come rappresentarcela, al tempo stesso descrivendola e cercando di comprenderla? La possibilità del conflitto, morale, etico, politico, torna a riaffacciarsi.
Solo nell’individualità della vita umana quotidiana si potrà tracciare quella linea di separazione che, consentendoci di appartenere alla condizionatezza dell’umano, non sopprime però l’emergere creativo della coscienza; una linea che, in certo modo, separa e congiunge ovvero, come mostra un’accurata fenomenologia, coniuga la fisicità della vergogna e la spiritualità della coscienza. All’individuo il compito di scegliere concretamente il modo di questa coniugazione, ma sapendo che ogni risposta solleva, ancora e ancora, come Heller annota, la domanda. La filosofia non fornisce le risposte, ma può costruire il quadro di riferimento di un’umanità immersa nella modernità, non appiattita però in essa: di qui le linee di un’antropologia della modernità.
Una cosa per certo la filosofia può dire, dopo aver ripercorso i troppo rigidi tentativi di risolvere la dualità corpo/spirito: la risoluzione dei dualismi immanenti alla condizione umana non è mai stata raggiunta. Fortunatamente, potremmo aggiungere, perché la perfetta omogeneità e la completa autonomia «potrebbero trasformare gli esseri umani in mostri».

Ágnes Heller, nata a Budapest nel 1929, è una delle più autorevoli interpreti della complessità filosofica e storica della modernità. Sfuggita adolescente alle deportazioni naziste, allieva e amica del filosofo György Lukács, ne condivise i tormentati rapporti con il partito comunista anche dopo la rivolta del 1956. Lasciata l’Ungheria, nel 1977 scelse l’Australia per giungere in seguito a New York dove insegna tuttora presso la New School. A seguito della caduta del Muro divide il suo tempo fra Ungheria e Stati Uniti.


Indice

7    Premessa di Ugo Perone 
   
15    1. Dalla Grande Narrazione alle teorie della storia
   
39    2. Una teoria della modernità
   
54    3. L’etica nella modernità
   
72    4. La condizione umana
   
88    5. Il postmoderno nell’arte e in filosofia
   
106    6. Corporeità e tradizione occidentale