Emanuele Severino, Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia dell’occidente, a cura di Ugo Perone, Torino, Rosenberg & Sellier, 2010, pp. 156, € 15,00

Troviamo qui alcuni ingredienti fondamentali della filosofia severiniana: da un lato il non essere che viene attribuito all’apparenza, la quale, interpretata come cangiante diventar sempre altro da sé, ossia come divenire, è assimilata in ultima istanza al nulla. Ma se ciò che appare è nulla, cosa sarà l’essere?
Forse ciò che non appare, ma regge, sta sopra, giudica, divide, taglia. E allora si inserisce il tentativo di attribuire senso al non senso cangiante delle cose. Quest’attribuzione di senso che soggiace a tutte le interpretazioni, e a forme di cultura venerande come il cristianesimo, non è altro che prodotto della volontà. La coscienza filosofica che determina l’Occidente appare imprigionata entro questo pendolo che la consegna all’opposizione tra il mito, che produce il dominio sulle cose con un violento atto di volontà, e il sapere puro che accede all’essere incontrovertibile, ma non riesce speculativamente a rendere ragione dell’apparire dell’apparenza. La filosofia di Severino è un tentativo di uscire da questa morsa, tenendo fermo un sapere filosofico che non deflette dalla pura logica di un pensare che non si lascia determinare né dalla volontà né dal desiderio.
La filosofia è sorta con un atto di divisione che ha separato ciò che sta, immutabile e incontrovertibile, da ciò che da questo essere è retto, ovvero con la divisione, celeberrima, tra essere e apparenza. Il mondo dell’apparenza, interpretato come luogo del divenire, ha assunto i tratti del non essere, imponendo ai filosofi l’esigenza di mettere in relazione il non essere con l’essere, ovvero di trovare una compatibilità tra contraddittori. La soluzione severiniana, che è qui ripercorsa in 6 dense lezioni, ha il pregio della semplicità e il rigore di un ferreo argomentare logico. Egli nega al divenire l’evidenza fenomenologica che comunemente gli si attribuisce. È certamente vero che i fenomeni entrino ed escano dalla percezione della coscienza mortale, ma senza che questo debba essere attribuito a un loro presunto divenire. Che l’apparenza sia il luogo del divenire è piuttosto un modo filosofico per rendere ragione dell’apparire dell’apparenza. Su queste basi la proposta di Severino offre un superamento del dualismo essere-apparenza e aiuta a leggere l’apparenza in manifestazione necessaria ed eterna dell’essere.

Emanale Severino (1929) è uno dei più noti filosofi italiani. Tra le sue numerosissime pubblicazioni ricordiamo Gli abitatori del tempoArmandoEssenza del nichilismoLegge e casoDestino della necessitàL’intima mano tutte per i tipi di Adelphi.


Indice

7Premessa di Ugo Perone
 
13   1.Filosofia e storia dell’Occidente, epistéme della verità
 
43   2.Senso e strutture dell’incontrovertibile nella prospettiva del pensiero occidentale e nello sguardo del Destino
 
72   3.Destino e verità
 
100   4.Apparire, diventar altro, decidere
 
121   5.Il problema della libertà e la tecnica
 
136   6.Destino e linguaggio